Mentre tutto il mondo festeggia il 45° anniversario dello sbarco di Neil Armstrong sulla Luna (20 luglio 1969) noi vogliamo ricordare Laika: la quattro zampe entrata nella storia per essere stata il primo essere vivente ad andare nello spazio.Una cagnetta meticcia di tre anni che il 3 novembre 1857 fu lanciata dal poligono sovietico di Baikonur (ora Kazakistan) a bordo della capsula spaziale Sputnik II, che compì 2.570 orbite intorno alla Terra per poi bruciare mesi dopo nel rientro nell’atmosfera.
Un esperimento crudele, per alcuni inevitabile, pietra miliare della storia del ‘900 che ha scritto un importante capitolo per la guerra fredda e ha gettato le basi dell’avventura umana nel cosmo inesplorato. Fu proprio Laika ad inaugurare la corsa spaziale e a diventare un mito: a lei sono stati dedicati monumenti, francobolli ma anche sigarette e cioccolatini.
La quattro zampe che con il suo sacrificio contribuì a influenzare il corso della storia cambiò più volte nome: l’accalappiacani che la raccolse per le vie di Mosca la chiamò Kudriavka (“ricciolina”), i gerarchi russi per motivi di marketing – e per darle un nome più facilmente pronunciabile – la ribattezzarono Laika (“colei che abbaia”) e gli americani (bruciati sul tempo e per questo molto stizziti) la soprannominarono Muttnik (“bastarda dello Sputnik”).
Laika non fu la sola quattro zampe selezionata e addestrata per questa impresa, oltre a lei erano state scelte anche Muschka e Albina. La prima usata nella fase di preparazione al lancio per testare i parametri vitali nella capsula, la seconda come sostituta di Laika in caso di necessità. Le cagnoline, inutile a dirlo, sono state soggette un addestramento a dir poco brutale: prima chiuse per 20 giorni in gabbie molto strette per abituarsi a spazi ridotti poi sottoposte a test ancora più invasivi. Giorni che causano loro indicibili sofferenze tanto da portare Laika, scelta per la sua dolcezza e mansuetudine, ad avere dei forti attacchi di rabbia.
Il lancio dello Sputnik II avviene alle 2.30 dal Cosmodromo di Baikonur e da quel momento di quello che fu il destino e la morte della cagnolina si è detto di tutto un po’. Molti credono sia morta subito in quanto, dopo sette ore dal lancio, le batterie del supporto vitale che riforniva l’abitacolo di aria si sono esaurite. Altri, invece, sono convinti sia sopravvissuta per almeno 10 giorni o che si sia disintegrata nell’ atmosfera.
L’unica cosa certa è la reazione dell’opinione pubblica nei confronti di questa storia. Nacquero sin da subito molte proteste contro l’utilizzo di animali per scopi scientifici spaziali tanto che, per alcuni storici, ci sono state più manifestazioni per Laika che non per la contemporanea Guerra in Vietnam.
Tante opinioni, per la maggior parte di sdegno, perfettamente rappresentate dalle parole dello scrittore Dino Buzzati: “Di cani ne ho conosciuti tanti, miei e non miei, grandi piccoli, vecchi, giovani e non uno manifestò mai qualcosa che possa lontanamente somigliare all’interesse scientifico. Fedeltà, altruismo, disinteresse, bontà, pazienza, tenacia, coraggio, puntualità, disciplina, gratitudine, tutte queste virtù, che noi pratichiamo così di rado, il cane le possiede interamente. Ma amore per la scienza proprio no. Immaginare, che il tremendo compito assegnatole inorgoglisse ed esaltasse Laika, è sinonimo di assurdo”.
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