La civiltà degli affetti e delle emozioni virtuali colpisce duramente in Giappone, trasformando meccanici specialisti in veterinari.
È a loro, infatti, che si rivolgono i proprietari dei cani robot quando i loro cuccioli si “ammalano”. Cioè si rompono. Arrivando alla vertigine del delirio digitale con un funerale buddista in piena regola quando anche i circuiti elettronici più sofisticati “muoiono”.
I cani robot fecero la loro comparsa nel 1999, i primi equipaggiati con la cosiddetta intelligenza artificiale e capaci, a quanto pare e secondo il manuale d’istruzioni, di sviluppare una personalità propria. Almeno 150 mila esemplari hanno trovato una cuccia calda e l’ultima generazione può perfino parlare.
“Le persone che li hanno acquistati – spiega il direttore di un’azienda giapponese di riparazione di cani robot – percepiscono la loro presenza e la loro personalità. Per questo ritengo che, in qualche modo, abbiano un’anima”.
Al di là di affermazioni tanto spericolate, vale la pena di ricordare che la Sony interruppe la produzione nel 2006. Aprendo la strada a ingegneri elettronici trasformati in veterinari digitali. Un’attività diventata un vero business.
“Sono rimasto sorpreso la prima volta che ho parlato con un cliente – confessa uno di loro – Mi disse: ‘Non sta molto bene. Può visitarlo?‘ Ho capito subito che non lo vedeva come un robot ma come un membro della sua famiglia, la cui vita era anche più importante della sua”. (fonte Askanews)
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