“O il cane o la vita” è questo quello che si sono sentiti dire, da malintenzionati, diversi poveri cittadini messicani intenti a portare al parco il proprio peloso. Un business, quello del rapimento di cani di razza, che sta terrorizzando il Messico. Episodi, un tempo sporadici, che sono diventati una vera e propria ondata di criminalità organizzata e indirizzata esclusivamente a fido e al suo padrone.
La dinamiche dei rapimenti sono molto semplici: l’ignaro padrone, bloccato da un malavitoso armato, è costretto ad abbandonare fufi per salvarsi la vita. Oppure, i malintenzionati si introducono direttamente nelle case e rapiscono gli animali. In entrambi i casi i poveri padroni terrorizzati dovranno attendere la fatidica telefonata con una richiesta di riscatto.
Un’organizzazione curata nei minimi dettagli, che vede i cattivi studiare le abitudini delle famiglie ed agire quando possono sorprendere il cane da solo in casa o approfittarsi del padrone senza correre rischi inutili.
Negli ultimi sei anni sono 26 mila gli esemplari sequestrati, un numero che si riferisce ai soli casi denunciati ma che potrebbe crescere in maniera esponenziale se si pensa a tutti quei poveri padroni che non sono stati in grado di pagare il riscatto e ai pelosi rapiti per essere usati in sanguinosi combattimenti tra cani.
La prima a mobilitarsi per assicurare una tutela a cani e padroni è stata Miriam Luzcan. Il suo amico a quattro zampe, un Daschsund di nome Doggie, è stato rapito la bellezza di quattro volte, per un totale di seicento euro di riscatto. Una vera e propria crociata che la Luzcan compie per le strade di Città del Messico dove fornisce informazioni e presenta ai più questa piaga sociale. Una campagna che si è trasformata in un’operazione di salvataggio di cani randagi: il suo furgoncino rosso raccoglie per strada decine di cani che porta con sè nella sua dimora finché, grazie alla sua pagina Facebook, non trova a tutti loro una nuova famiglia.
redazione@vanitypets.it