Nei giorni scorsi, alcuni operatori della grande distribuzione del Veneto hanno invocato una nota del ministero della Salute per vietare l’accesso degli animali domestici nelle corsie di vendita dei supermercati. Al contrario, tale testo non prevede affatto il divieto, ma ricorda solo l’esigenza che siano adottate le misure necessarie per prevenire qualsiasi forma di contaminazione degli alimenti.
Il libero accesso agli animali nei supermercati, con le opportune procedure di controllo, è confermato, anzi, “non è mai stato messo in discussione da alcuna nuova normativa o regolarmento – spiega l’on. Michela Vittoria Brambilla, portavoce della Federazione Italiana Associazioni diritti animali e Ambiente, che con diversi operatori, tra cui Aspiag-Despar e Conad, ha firmato protocolli d’intesa per garantire libertà d’accesso ai consumatori con animali al seguito – L’Italia può e deve continuare a percorrere, insieme a noi, il percorso virtuoso che la porterà ad essere veramente Animal Friendly, al quale ho dato il via già durante il mio mandato di Ministro del Turismo”.
L’on. Brambilla chiarisce anche la nota del 27 marzo scorso, con cui il Ministero della Salute informava che “l’accesso ai cani non è ammesso presso gli esercizi di vendita al dettaglio rappresentando una possibile fonte di contaminazione”. “Non è un’iniziativa della Salute, né ha forza di legge, ma nasce dalla richiesta di chiarimenti avanzata da una Regione. Il testo non va utilizzato come pretesto per porre inutili divieti, semplicemente conferma che l’obiettivo del Regolamento europeo 852/2004 è la non contaminazione degli alimenti e che tale obiettivo si può raggiungere senza divieti. Il Regolamento – prosegue l’on. Brambilla – disciplina le fasi di lavorazione, conservazione e distribuzione degli alimenti, mira a tutelare la salute dei consumatori e in questo senso vieta a qualunque soggetto terzo, non soltanto agli animali, l’accesso agli ambienti in cui si producono e conservano cibi. Il divieto di accesso nello spazio di vendita è un’altra cosa, un provvedimento eccessivo che limita la libertà di circolazione e non trova giustificazione nella normativa europea”.
Quindi gli animali non possono accedere nel “retro” dove si confezionano carne, pesce, pane, formaggi, né nei magazzini, ma non vi è alcun rischio di contaminare alimenti già preparati e confezionati, esposti per la vendita, a maggiore se l’operatore ha adottato gli accorgimenti necessari per impedirlo: per esempio, espositori ad altezza d’uomo, carrelli o borse dove gli animali sono trasportati durante la spesa.
“In concreto – aggiunge l’ex ministro – il problema di contaminazione al momento della vendita non esiste: non risulta alcun caso di zoonosi trasmessa per questa via. E ricordo che tutte le lungimiranti imprese con cui abbiamo firmato un protocollo d’intesa hanno adottato i provvedimenti necessari per soddisfare gli standard del Regolamento europeo”.