Nonostante il randagismo sia un fenomeno sotto gli occhi di tutti, nel nostro Paese, non se ne conoscono le reali dimensioni, a causa della scarsità di dati ufficiali completi che permettano un’analisi dettagliata della situazione.
Per cercare, tuttavia, di avere un quadro quanto più realistico possibile, per il terzo anno consecutivo Lav ha chiesto alle Regioni e alle Province Autonome di indicare quante strutture di accoglienza per cani e gatti siano presenti sul loro territorio, quanti cani, dopo essere stati catturati, siano stati restituiti al proprietario, quanti fossero quelli presenti nei canili rifugio, il numero delle colonie feline, delle sterilizzazioni effettuate e quello delle adozioni.
Dall’analisi dei dati forniti e raccolti nel nuovo dossier di Ilaria Innocenti, responsabile LAV Animali Familiari, è emerso uno scenario che conferma una situazione tutt’altro che positiva, con il Paese diviso sostanzialmente in due: da una parte, Centro-Nord Italia (ad eccezione del Lazio) il randagismo canino è contenuto, mentre al Sud e nelle Isole il numero dei cani randagi è ancora rilevante. Ancora poche nel Mezzogiorno le colonie feline registrate.
Sono 114.866 i cani detenuti nei canili rifugio, in aumento del 9,26% rispetto al 2016. Il Mezzogiorno si conferma zona critica per numero e gestione di cani e gatti sul territorio. Al Sud si registra il 44% dei canili, il 37% al Nord e il 19% al Centro, mentre i gattili quasi inesistenti al Sud e nelle Isole. Preoccupante calo, per il secondo anno consecutivo, delle adozioni in tutto il paese: -3704 cani.
Una condizione che impone misure imprescindibili per contenere il fenomeno: per questo Lav chiede, con urgenza, al Ministro della Salute un Piano nazionale di prevenzione del randagismo che preveda microchip, registrazione in anagrafe, sterilizzazioni e promozione delle adozioni.
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