La solitudine dei cani lasciati dentro le auto: una situazione comune reinterpretata in chiave drammatica in questi scatti del fotografo britannico Martin Usborne. L’atmosfera buia, le luci drammatiche, gli scenari di desolazione: tutto fa da perfetta cornice al ventaglio di emozioni che vengono messe in scena da questi animali, in cui tutti noi ci possiamo immedesimare.
Ed è infatti dalle emozioni che nasce questo progetto fotografico, diventato anche un libro: per la precisione dai sentimenti di un bambino che vive delle esperienze in maniera così forte da lasciare in lui un segno profondo e indelebile. Come racconta l’artista stesso a proposito del suo lavoro:
“Una volta da bambino sono stato lasciato solo in macchina. Non mi ricordo quando, dove e per quanto tempo, potevo avere quattro anni, forse fuori da un supermercato e probabilmente solo per un quarto d’ora. Non sono importanti i dettagli. Il punto è che mi sono chiesto se qualcuno fosse mai tornato indietro. La paura che ho provato in quel momento era assoluta: quella che solo un bambino può provare all’idea di essere abbandonato, lasciato solo per sempre.
“Sempre intorno alla stessa età ho iniziato a sentire una profonda affinità con gli animali, esseri vulnerabili il cui destino è nelle mani delle persone. Una volta in TV vidi un filmato che mostrava un cane rinchiuso in un sacchetto di plastica e poi picchiato. E la cosa che più mi colpì era il fatto che il cane non aveva potuto rispondere.
“Posso dire di essere stato un bambino amato, accudito e mai abbandonato e dunque è chiaro che questi due ricordi affiorano da una profonda e oscura parte di me stesso: la paura di essere solo e inascoltato.
“Quando ho iniziato questo progetto sapevo che volevo foto scure, buie. In un certo senso stavo cercando di tornare indietro in quella stessa macchina, per riaffrontare in un altro modo quello che non ero riuscito a superare da bambino.
“Quello che non mi aspettavo era di vedere così tante svariate e sottili reazioni da parte dei cani: alcuni tristi, alcuni in attesa, altri arrabbiati, o avviliti. È stato come aprire una scatola di pennarelli grigi, e rimanere stupito da tutte quelle sfumature”.
federica@vanitypets.it