Randagi, Brambilla protesta: “Tocca ai sindaci occuparsene”

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Le risorse ci sono, manca la volontà di intervenite contro i numerosi casi di maltrattamento dei cani che si verificano in Sicilia e che sono riconducibili allo scarso intervento da parte delle amministrazioni locali nella lotta al randagismo.

Dai cani avvelenati all’Ikea di Catania, ai bocconi letali sul lungomare di Avola, al cane murato vivo a Caltanissetta, ai randagi a rischio di sfratto nei capoluoghi dell’isola, a quelli di Palermo sballottati lungo lo Stivale, ai centinaia di altri casi che finiscono, se va bene, su internet ma non sulle pagine dei giornali.

“Moltissimi Comuni siciliani – sottolinea Maria Vittoria Brambilla, in qualità di presidente della Leidaasi sono trasformati in un vero e proprio inferno per gli animali, nonostante l’autonomia e le risorse di cui dispone la Regione. Eppure le leggi, nazionali e regionali, specificano chiaramente quali sono i compiti dei Comuni, delle Aziende sanitarie e della Regione stessa. I sindaci si rassegnino: spetta a loro catturare i cani vaganti e farli sterilizzare, in collaborazione con le Asp, spetta a loro affidarli ai rifugi sanitari pubblici o convenzionati, costruire o risanare rifugi”.

La Brambilla si appella alle forze dell’ordine che si attivino per individuare e punire chi avvelena gli animali, mettendo in pericolo anche la salute pubblica. La Regione, infine, dovrebbe garantire le risorse necessarie e impegnarsi in un’intensa ed efficace campagna a favore della sterilizzazione e delle adozioni.

Il peso delle altrui inadempienze e della crisi economica non può essere scaricato sulle onlus che gestiscono canili o gattili in convenzione, spesso senza vedere un euro perché l’amministrazione pubblica è morosa – conclude l’ex ministro – Invito quindi i tantissimi siciliani che amano gli animali e vogliono vederli rispettati ad aderire a questa nostra formale presa di posizione, cominciando dalla tante associazioni che operano nella regione, tra mille difficoltà. Non si deve e non si può più tollerare l’intollerabile. Le istituzioni devono dare una risposta”.

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