(AGI) – Farmaci generici per animali, l’Italia è ancora indietro e le famiglie che accolgono in casa un cucciolo sono costrette a pagare cifre esorbitanti per visite veterinarie e cure terapeutiche di lusso.
“Una situazione insostenibile che lede gravemente il diritto alla salute degli animali e riduce le possibilità di accesso ai trattamenti delle famiglie meno abbienti – spiega all’AGI Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa – Ad esempio, per patologie comuni come insufficienza renale del gatto o del cane in Italia il generico costa cinque euro mentre il farmaco arriva a costare anche cinque volte tanto, a parità di principio attivo. Parliamo di medicinali che esistono come generici sia per l’uomo sia per gli animali”.
E non c’è spiegazione ragionevole che giustifichi l’assenza dell’alternativa generica. “L’unica palese motivazione è il vantaggio economico delle multinazionali farmaceutiche veterinarie”.
Un quadro poco rassicurante che include un ulteriore limite: “Non solo i prezzi dei farmaci sono ingiustificatamente altissimi ma oggi nel nostro paese i veterinari hanno l’obbligo di prescrivere il farmaco non generico – ha continuato Ferri – un paradosso, se pensiamo che in Italia il medico di base ha l’obbligo di prescrivere il generico. Una opzione che i veterinari non hanno in virtu’ non di esigenze sanitarie ma di motivazioni prettamente economiche”.
Una spesa in più che va a colpire anche associazioni ed enti finalizzati alla tutela dei cuccioli meno fortunati. “Le strutture che aiutano e ospitano gli animali in difficoltà affrontano spese enormi – continua Ferri – ciò non vuol dire sminuire o non comprendere l’importanza del farmaco specifico ma considerare che quando è disponibile da anni un principio attivo è necessario poterne usufruire a prezzi accessibili. E’ inaccettabile che esista una legge che obblighi a fare un favore alle aziende produttrici, a scapito del benessere degli animali. C’è da dire, inoltre, che l’obbligo dei veterinari a prescrivere i farmaci specifici è regolato da una legge europea che si riferisce agli animali da allevamento finalizzati ad uso e consumo umano. Quindi ci si è rifatti a una norma che tutela un altro ambito”.
redazione@vanitypets.it