Il National Institutes of Health, il ministero della Salute americano, ha pubblicato un lungo studio legato al progetto Dog Genome che racconta l’evoluzione dei nostri amici a 4zampe, a partire dai primitivi lupi selvatici, nel tentativo di scoprire l’origine e la mutazione di molte delle patologie comuni nei cani.
La fotografia racchiude la mappa genetica delle principali razze di cane, oltre 150, ed è un grande occhio colorato che ne racconta l’evoluzione. “Attraverso il genoma canino si può leggere la storia delle migrazioni umane, oppure scoprire le origini delle patologie degli animali, così da aiutarli nel loro benessere oppure evitare incroci sbagliati. E ancora ottenere informazioni utili sulla salute dell’uomo”, ha commentato al Corriere della Sera Paola Crepaldi, una genetista del dipartimento di Veterinaria dell’Università di Milano.
Il risultato a cui sono giunti Oltreoceano, comparando ben 170 mila punti del genoma di 1.326 esemplari appartenenti a 161 razze diverse, è una divisione in 23 categorie. “Rappresentano i gruppi prima delle formazione delle razze moderne, avvenuta 200/250 anni fa — aggiunge Crepaldi — I cani vennero addomesticati e hanno accompagnato l’uomo con diversi compiti, la caccia, la guardia, nella pastorizia. Indagando sulle similitudini tra le linee di mutazione di una razza rispetto a un’altra presente in un’area molto lontana, si può così ricostruire tutta la rete di scambi e incroci”.
Studiare il nostro miglior amico aiuta a svelare anche noi stessi. Non solo la nostra storia e le nostre abitudini, ma anche le nostre malattie. “Rispetto alle altre specie, il cane è quello che è stato maggiormente plasmato dall’uomo — osserva Enrico Alleva, etologo e accademico dei Lincei — È vero che dal punto di vista comportamentale non è al livello degli scimpanzé, ma se noi puntiamo un dito, a differenza di una scimmia o di un lupo da cui deriva, il cane è in grado di capire la nostra indicazione. Non solo sa interpretare le nostre emozioni ma reagisce, gioca, fa dispetti, consola anche”.
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