Quante volte abbiamo detto “il mio cane non mi ascolta”, “non capisce…”, “fa finta di niente quando lo chiamo”… Ma ci siamo mai chiesti quanto noi siamo disposti ad ascoltare lui? La comunicazione è un fenomeno molto più complesso di quanto si possa leggere su libri o manuali, poiché essa è un processo attivo che viene influenzato non solo dallʼemittente e dal messaggio inviato, ma anche dal ricevente, dal contesto, dal canale, ecc.
Una delle principali regole della comunicazione umana si riferisce al fatto che il vero significato del messaggio che si invia sta nella risposta di chi lo riceve e questa regola è ancor più vera quando la si applica alla comunicazione intraspecifica tra uomini e i cani. Le persone si sforzano per lo più di parlare ai cani, usando quindi solo il canale verbale e dimenticando che i cani sono una specie diversa dalla nostra, che percepisce il mondo e comunica in modo differente.
Perché dovrebbero capire il nostro “vieni qui”, solo perché glielo stiamo ripetendo più volte e magari alzando il tono della voce? Cercare di comunicare solo attraverso il linguaggio umano non fa altro che allontanarci da una relazione profonda e autentica con il nostro cane. Eʼ vero che ci sono cani a cui sono stati insegnati fino a 200 (o più!) vocaboli e che quotidianamente i cani apprendono una serie di parole (es. biscotto, pappa, palla, giretto, guinzaglio, ecc.), ma la comunicazione del cane (e anche la nostra in fondo), non è fatta di parole!
Per lo più la comunicazione è fatta di messaggi silenziosi, emessi attraverso il canale non verbale. Basti pensare che gli studi sul tema hanno evidenziato come in caso di incongruenza nellʼinvio di un messaggio ciò viene recepito è solo il 7% del verbale, mentre il sistema vocale (volume, tono, ritmo, ecc.) veicola il messaggio per il 38% e il comportamento non verbale per il 55%!
La ricchezza dei segnali non verbali del cane è stata in parte descritta dal lavoro della norvegese Turid Rugaas (“I segnali di calma nella comunicazione con il cane” ed. Haqihana), che ha dato un contributo enorme alla cultura cinofila degli ultimi anni, basti pensare che solo fino al decennio scorso i segnali del cane erano classificati in ‘segnali di dominanza’ o ‘segnali di sottomissione’, come se la ricchezza e la molteplicità della comunicazione canina si potesse racchiudere in due categorie!
Sulla comunicazione canina oggi possiamo trovare molto materiale su testi e libri di recente pubblicazione e forse la maggior parte di voi quanto detto finora lo sa già per aver partecipato a stage sulla comunicazione del cane, sui segnali calmanti, ecc. Ma, come dicevo, la comunicazione è un fenomeno complesso, in cui non esiste solo un emittente (il cane in questo caso) e un messaggio veicolato da un segnale (verbale o non verbale), e quindi, quando nella comunicazione ci siamo anche noi umani, come cambiano le cose? Come possiamo noi influenzare il processo comunicativo affinché i segnali che inviamo possano essere comprensibili per il nostro cane?
Già qui assistiamo ad un salto di paradigma, dove non è più il cane che deve capire, ma siamo noi a dover comprendere prima, per comunicare poi. Capire cosa?
Non basta infatti cercare di emettere segnali non verbali, per farsi capire dal cane, perché nella comunicazione non verbale ciò che tende a passare sono soprattutto la realtà emotiva e le sensazioni viscerali, nonostante si cerchi di nasconderle. La comunicazione non verbale si basa infatti su un codice ana-logico costituito dallʼinsieme di segnali che arrivano dal corpo muovendosi, esprimendosi, agendo nello spazio, ma in essa intervengono anche fattori psicologici ed emotivi. Eʼ legata allʼemisfero destro del cervello, allʼemotività, alla sfera pre-conscia per cui noi possiamo esprimere affetti, stati dʼanimo, anche senza intenzionalità comunicativa.
Per questo la comunicazione non verbale:
• è intenzionale e difficile da controllare
• è più a diretto contatto con le emozioni rispetto a quella verbale
• è veloce, impercettibile, difficilmente interpretabile, più difficile da falsificare rispetto al verbale
• è meno accessibile a colui che la invia, rispetto a colui che la riceve.
Imparare a prestare attenzione ai segnali che il proprio corpo invia e prenderne consapevolezza è il primo passo per iniziare a comunicare in modo congruente e autentico. Del resto, se ci pensiamo bene, il rapporto con il cane è fatto per lo più di emozioni e di sensazioni, che diamo e che ci dà. E in questʼottica è quindi possibile vedere come, imparando a comunicare meglio con il nostro cane, non solo diventa possibile arricchire e approfondire il legame con lui, ma anche conoscere meglio noi stessi e potenziare le nostre abilità comunicative con tutti gli animali, esseri umani compresi.
Laura Milani
Counselor, Istruttore Cinofilo, Dott.ssa in Scienze Psicologiche. E’ docente presso la Scuola C.Re.A. nella formazione degli operatori di settore, in particolare sulle dinamiche di relazione con il cane e con il proprietario. Si occupa di consulenza e formazione alla relazione con gli animali, in particolare percorsi individuali e di gruppo che promuovono il rapporto con gli animali come opportunità di crescita, esplorazione di sè e sviluppo del proprio potenziale.