Forse ad alcuni di voi è capitato di sentir dire che i cani di razza Dobermann sono cani pericolosi e con la data di scadenza. Allo scadere cioè del settimo anno d’età qualcosa ne causerà la pazzia, rendendoli molto pericolosi ed aggressivi nei confronti di tutti, anche dell’amato proprietario.
A supporto di questa convinzione viene aggiunto che tutto ciò accada perché questa razza, frutto di non ben definiti esperimenti genetici in sconosciuti ed oscuri laboratori del terzo Reich, sia stata mal programmata; infatti il cranio, troppo stretto e allungato di questi cani, è la causa della pazzia. In pratica il cervello crescerà troppo per essere contenuto nella scatola cranica.
Come nascano certe credenze rimane per me un mistero, ma suppongo che il carattere nevrile e facile all’eccitazione, tipico di questa razza, e i particolari tratti morfologici quali un torace molto profondo e un cranio molto affilato e lungo possano essere tra le cause principali di questa infondata diceria che qualche anno fa era molto comune, oggi, si spera, un poco meno.
Il Dobermann è dolicomorfo, cioè, come detto, ha un corpo allungato e stretto ed è l’opposto, per inciso, delle razze brachimorfe (che hanno un corpo largo e massiccio come per esempio il Mastino Napoletano) e tra queste due tipologie si trovano le razze mesomorfe (come per esempio il Pastore Tedesco), e proprio questa condizione morfologica pare essere l’origine della credenza: ha una testa troppo stretta, il cervello non ci può stare – questa è la motivazione che spiega la reattività del cane in questione.
Probabilmente chi sostiene tutto ciò non ha mai avuto modo di osservare un levriero, come per esempio il Grayhound, ancora più affusolato del Dobermann – chissà a che età dovrebbe impazzire questo cane – nonché razza che ha contribuito alla sua nascita.
Arriviamo dunque agli esperimenti genetici. Ogni razza è il frutto del connubio tra selezione ambientale e selezione gestita dall’uomo, che decide quali debbano essere i riproduttori maschi e femmine che trasmetteranno il loro patrimonio genetico alle generazioni future, in tal senso ogni animale domestico è il frutto di “esperimenti di genetica”. Questa credenza non ha nessun fondamento.
Luca Spennacchio
Socio fondatore e docente della scuola di formazione e consulenza alla Relazione con gli Animali CReA, si occupa della formazione di educatori cinofili e dei volontari che operano all’interno dei canili. Tiene in tutta Italia conferenze e seminari sul tema del rapporto uomo e cane. Esperto nell’utilizzare il linguaggio creativo della fotografia e del video come veicolo di una corretta cultura del cane. www.scuolacrea.it