Barbara Gallicchio è uno tra i più conosciuti medici-veterinari comportamentalisti, esperta in Patologie del Comportamento e in Etologia Applicata degli animali d’affezione, ha pubblicato un interessante vademecum sul “primo capodanno dei cani” che vi riproponiamo, per scongiurare l’insorgenza di paure e fobie nei nostri amici a 4 zampe.
Chi ha mai posseduto un cane con la paura o la fobia dei rumori forti (botti, spari, tuoni, vento, ecc) sa quanto questa problematica possa essere pervasiva nel quotidiano. Raramente però le persone realizzano che queste paure irrazionali hanno un fattore scatenante che può essere prevenuto, pena la progressione dello stato ansiono nel corso della vita che, se inizialmente sembra gestibile, con il passare degli anni diventa sempre più fuori controllo.
E’ importante infatti sottolineare che i cuccioli non nascono con queste paure e che si sensibilizzano nel tempo: all’inizio, già da quando hanno pochi mesi, sembrano leggermente perplessi e a disagio, come preoccupati, per il rumore percepito e si guardano intorno alla ricerca della fonte (e della spiegazione) mentre intorno a loro, gli altri cuccioli continuano a giocare come se – e in effetti è proprio così – non fosse accaduto nulla.
Mano a mano che il tempo passa e le esperienze sonore si avvicendano, ogni volta che provano ansia, un’emozione a connotazione fisicamente negativa, che sia nei cani sia nelle persone, ci fa stare male (alterazioni di tipo neurale, fisiologico, endocrino si concretizzano nella sensazione di angoscia), cominciano ad anticipare questo stato emotivo fortemente negativo (ora possiamo parlare di paura) e il limite di soglia al quale risponderanno sperimentando paura si abbassa un pochino. Se gli eventi sono molteplici, non ci vuole molto perchè si verifichi la sensibilizzazione e, a questo punto, la reazione dell’animale diventa immediata.
Per questo, per lo sviluppo evolutivo degli stati emotivi, il primo Capodanno della vita non è quasi mai terrifico, e il cane è come in “stand by” durante le esplosioni dei botti, mentre assorbe ed elabora le esperienze emotive che sta vivendo.
Da allora in poi, in dipendenza dal make-up genetico dell’individuo ( la paura dei rumori è molto più facile nei cani appartenenti al gruppo dei conduttori delle greggi -nei quali si è individuato anche un gene candidato responsabile della ipersensibilità- nei cani da caccia e da quelli delle razze da compagnia; molto più raro nei molossoidi, nei veri mastini, nei guardiani del bestiame), e dalla caratterizzazione ambientale delle vicende individuali, la risposta diventa sempre più rapida e violenta fino ad arrivare alle vere fobie.
La differenza fra paure e fobie è che le prime sono commisurate all’entità e alla vicinanza degli stimoli che le provocano, alla loro durata e violenza, mentre le seconde sono caratterizzate da una risposta totale, completamente irrazionale, profonda, violenta e indipendente da vicinanza ed entità del rumore. Per fare un esempio, un cane che ha paura dello sparo, per un singolo colpo in lontananza si preoccupa e basta, mentre il paziente fobico anche per un piccolo rumore del tipo per lui terrifico, avrà sempre una risposta comportamentale violenta, di sottrazione e fuga o, non potendosi allontanare, tenterà di nascondersi nel posto più sicuro e meno rumoroso (in casa, la stanza da bagno è spesso quella prescelta proprio per le pareti piastrellate e le piccole finestre).
Spesso un cane pauroso diventa fobico a seguito di un evento violento cui non ha potuto sottrarsi (è scoppiato un botto fortissimo mentre era sul terrazzo).
Tra i fattori contestuali importantissimi c’è il proprietario: la sua presenza, la sua capacità di rassicurare e confortare il cane (e questo dipende molto da quanto il cane si fida e affida), la protezione ambientale che è in grado di offrire, per minimizzare l’esperienza traumatica.
Dunque, è particolarmente vitale adoperarsi fin dal primo Capodanno, mettendo in atto tutti i sistemi per minimizzarne le caratteristiche di violenza e imprevedibilità.
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