Le dichiarazioni di Papa Francesco hanno scatenato l’indignazione di molte persone. Sicuramente fraintese, non erano rivolte a chi si prodiga per prendersi cura degli animali bisognosi e non li accusa di dimenticarsi delle persone – perché una cosa non esclude l’altra -, ma un monito per chi sta eccessivamente antropomorfizzando i nostri amici a quattro zampe.
“Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti ai cani, e poi lasciano senza aiuto la fame del vicino e della vicina, no no, d’accordo eh?”. Lo ha rimarcato il Papa nella udienza giubilare in piazza San Pietro, nella quale ha invitato a “stare attenti a non identificare la pietà con quel pietismo piuttosto diffuso – ha detto – che e’ solo una emozione superficiale che offende l’altro”.
“La pietà – ha aggiunto – non va confusa con la compassione per gli animali che vivono con noi, accade infatti che a volte si provi verso animali e si rimanga indifferenti di fronte alle sofferenze dei fratelli'”. La pietà, ha spiegato papa Francesco, “e’ uno dei sette doni dello Spirito santo che il Signore offre ai discepoli per renderli docili alle ispirazioni divine”.
Frasi che hanno provocato la reazione furiosa di quanti investono affetti, tempo e risorse per occuparsi degli animali bisognosi. “Santo Padre, la capacità di amare non fa distinzioni – commenta la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi – Chi ama gli animali sa amare i suoi simili, chi non sa provare affetti non ama né gli animali, né i vicini, né il suo prossimo. Lo ha detto San Francesco già 800 anni fa. Il Santo di cui Ella, Santità, ha scelto di portare il nome perché certo ne condivide l’insegnamento“.
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