La tragica morte di una bimba di Pordenone, aggredita dal cane di famiglia, ha riaperto il dibattito sulla necessità di normare, con leggi precise, le responsabilità dei padroni nei confronti dell’animale di cui sono custodi.
Partendo dal presupposto che il concetto di “cane pericoloso” non corrisponde a quello di “razza aggressiva”, tutti i proprietari dovrebbero essere obbligati a partecipare ad un corso base di educazione cinofila, come succede in altri stati europei. Un’ordinanza ministeriale prevede che sia il proprietario a doversi “assicurare che il cane abbia un comportamento adeguato alle esigenze di convivenza con persone e animali“ e perciò “sono istituiti percorsi formativi con rilascio di un patentino”.
Ma su questo aspetto le Asl italiane si sono attivate a macchia di leopardo,“serve oggi una legge, che eviti ‘buchi’ temporali anche di mesi fra le proroghe delle ordinanze – spiega Enrico Loretti, coordinatore del gruppo Simevep – che ormai si susseguono da 12 anni”.
E’ dal 2009 che l’Italia ha abolito la ‘lista nera’ delle razze canine aggressive, che includeva ad esempio Pitbull o Rottweiler, ma in cui “non sarebbe rientrata la razza Pastore Belga”, a cui appartiene il cane che ha aggredito, uccidendola, la bimba di Pordenone. Secondo il veterinario, comunque, questo genere di aggressione canina è da classificare come “incidente domestico, che poco ha a che fare con il fatto che il proprietario abbia o meno un patentino: d’altro canto anche noi guidiamo, abbiamo la patente, ma facciamo incidenti stradali”.
“Chi frequenta i corsi – evidenzia ancora Loretti – sono spesso persone appassionate, invece il problema è convincere chi possiede animali davvero potenzialmente pericolosi e non si interessa ai rischi“. Al problema delle aggressioni “bisognerebbe arrivare a una legge, come hanno fatto gli altri Paesi europei, che preveda tutto il percorso da fare e soprattutto dica quali misure adottare se il proprietario non collabora”.
Sulla necessità di una legge è d’accordo anche Marco Melosi, presidente Anmvi, secondo cui però “la norma dovrebbe comunque stabilire per i proprietari un percorso volontario-preventivo, che diventi obbligatorio per chi ha animali che hanno già manifestato aggressività. Purtroppo i cani, anche se sempre tranquilli – spiega – possono avere delle reazioni non prevedibili: per questo è importante conoscere i potenziali segnali di pericolo, che i corsi possono insegnare. La regola da rispettare sempre è non lasciare mai un animale, soprattutto di grossa taglia, da solo con dei bambini, che per loro natura non rispettano le distanze e non sono capaci di ‘leggere’ comportamenti potenzialmente pericolosi”. (fonte AdnKronos)
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