Finalmente il cortometraggio sulla storia del cane Angelo è stato svelato. Siamo stati alla presentazione ufficiale di “Angelo – Life of a Street Dog” ieri, al Mondadori Megastore di Milano: preparate i fazzoletti perché è davvero commuovente, ma preparatevi soprattutto voi, perché il film fa riflettere.
Il corto del regista Andrea Dalfino si apre con una frase di Elie Wiesel che dovete tenere bene a mente: “Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, mai il torturato”. E’ da queste parole che prende inizio il progetto fortemente voluto dalla Lega Nazionale Difesa del Cane, e da queste deve continuare perché nulla di simile più accada.
Per chi non lo ricordasse, Angelo era un cane randagio che viveva a Sangineto, in Calabria, ucciso senza pietà da 4 ragazzi che hanno persino filmato l’ignobile gesto. Proprie quelle crude immagini hanno reso Angelo famoso e la sua storia emblematica per diverse ragioni: perché rappresenta una risposta di condanna nei confronti dei maltrattamenti, un invito a denunciare e reagire, e un importante monito alla società.
Link-Italia, associazione di promozione sociale, considera importante la diffusione del corto perché “dimostra la inadeguata risposta ambientale (culturale, sociale, giuridica..) alla situazione – ha spiegato – Non si è percepita la reale pericolosità sociale di questi atti e la pena a cui sono stati condannati i ragazzi ne è la riprova. Dei soggetti zoosadici non si recuperano mandandoli a lavorare in canile, ma hanno bisogno di un percorso mirato”.
Come ha sottolineato anche Edoardo Stoppa, “chi maltratta gli animali è un soggetto che rappresenta un pericolo sociale in generale, perché è portato ad avere atteggiamenti aggressivi anche nei confronti del prossimo. Non sono reati differenti e distinti quelli contro gli animali e le persone, ma strettamente correlati, e la legge purtroppo non lo ha ancora recepito”.
Interessante anche l’interpretazione che ne ha dato il filosofo, etologo e saggista italiano Roberto Marchesini: “la vicenda di Angelo rappresenta il picco di un problema che però è basale. Ciò che alimenta questi fenomeni è la negligenza profonda nel rispetto della diversità degli animali. Da parte di tutti, anche di chi pensa di fargli del bene. Bisogna accettare che gatto è felino e un cane ha la sua caninità. Oggi si amano gli animali ma non l’animalità e c’è bisogno di educazione al rispetto del diverso e ritrovare la connessione con quello che ci circonda. Il primo diritto degli animali è di poter esprimere ciò che sono, altrimenti ci troviamo con cani pieni di problemi comportamentali”.
Come quelli che aveva il protagonista del cortometraggio, Lapo, che ha interpretato il cane Angelo. La sua è una storia classica, come quella di molti dei cani che finiscono abbandonati in canile: adottato da cucciolo da una famiglia, è stato riportato in canile quando è diventato “più grande di come avevamo immaginato”, hanno detto i padroni restituendolo ai volontari della sezione di Altamura della Lega del Cane. “E’ tornato da noi che aveva 8 mesi ed era un cane rabbioso, difficile da avvicinare che non voleva contatti con le persone – ha raccontato Gabriella Fagioli, Lncd Altamura – Poi un nostro volontario, Salvatore, è riuscito pian piano a fargli ri acquisire fiducia nel prossimo e hanno sviluppato un modo di comunicare tutto loro”.
Lapo è rimasto in canile fino all’anno e mezzo di età, finché non si è presentata per lui l’occasione di fare l’attore. Dal box è stato trasportato direttamente sul set e catapultato nella piana che vedrete nell’ultima scena del corto. Non vi stupite se sarà quella che vi farà più commuovere, perché è anche l’unica scena in cui Lapo non stava recitando. Doveva interpretare lo spirito di Angelo volato in cielo che corre finalmente libero in uno spazio infinito. Ed è esattamente il sentimento che traspare dalla corsa di Lapo, perché in quel momento anche lui stava assaporando per la prima volta la libertà.
Lapo è un cane davvero speciale e nonostante i suoi trascorsi si è lasciato guidare su set come un dog actor navigato, stupendo tutti, compreso il regista, Andrea Dalfino, che ha deciso poi di adottarlo. Ora vivono insieme “e consideriamo questo come il primo lascito di Angelo – ha detto Piera Rosati, presidente Lncd e produttrice del corto – perché contiamo di poter aiutare moltissimi altri cani attraverso i ricavi del film, che finanzieranno opere di recupero e sostegno di animali con il medesimo passato di Angelo. Un modo per trasformare il suo triste destino in un aiuto concreto alle creature più sfortunate”.
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