L’OIPA ha lanciato una grande campagna di affissioni in tutte le fermate delle linee metropolitane di Milano e Roma, per sensibilizzare contro la strage di agnelli che si compie ogni anno in prossimità della Pasqua.
La campagna, realizzata con gli scatti del fotografo e formatore in ambito zooantropologico Luca Spennacchio, è la più ampia e intensiva degli ultimi anni a sostegno dei diritti animali e dell’alimentazione veg e sarà visibile fino al 16 aprile.
I manifesti si declinano in due soggetti che ritraggono un agnello contrapposto a un cucciolo di cane e a un cucciolo di gatto. Mentre accanto ai due cuccioli d’affezione compare la scritta “M’ama”, l’agnello è accostato alla scritta “Mi mangia”. Obiettivo della campagna è infatti indurre a una riflessione sulle motivazioni che spingono ad amare e considerare compagni di vita alcuni animali, e a considerare solo cibo altri.
Il claim “M’ama, Mi mangia” vuole richiamare un gesto fatto velocemente, senza riflettere, esattamente come il gioco che si fa sfogliando una margherita per “decidere” se l’amore è ricambiato. Ma quel gesto, quella carezza al proprio animale domestico o quella forchettata data al cibo nel piatto, non è un gioco, perché può determinare la vita o la morte di milioni di esseri viventi che non hanno altra colpa se non quella di essere posti sul gradino più basso della catena alimentare umana. Nati, allevati e uccisi in nome di una tavola imbandita.
Ma perché il cane corre nei prati con il suo compagno umano, il gatto sonnecchia sul divano e risponde alle carezze con le fusa, mentre l’agnello no?
“La risposta, in realtà, arriva spontaneamente già nel momento in cui si ha il coraggio di porsi la domanda – spiega Massimo Comparotto, presidente OIPA Italia Onlus – La consapevolezza dell’incredibile errore insito nell’antropocentrismo nel quale veniamo cresciuti arriva inesorabile. Alla presa di coscienza deve seguire il coraggio di cambiare le abitudini di una vita intera. Non nutrirsi di altri animali non è “una moda”, una “forma di protesta” e non dovrebbe rendere chi lo fa “quello diverso”. Rispettare la vita è, e deve essere, la normalità”.
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