Il barboncino Dudù al centro del botta e risposta fra Berlusconi e Grillo (che a sua volta ribadisce il suo amore per il quattro zampe Delrio) riapre il dibattito: cani a servizio della politica? E soprattutto, fra poco tutti ne avranno uno, per ottenere più voti?
Per ora, dopo Monti con il maltese Empy e il bianco quattro zampe di Francesca Pascale sempre a fianco dell’ex Cavaliere, a mancare all’appello è Matteo Renzi. E il cane ideale per il premier, “sarebbe sicuramente un Jack Russell: molto dinamico, intelligente, brillante – consiglia al leader del Pd l’altrettanto toscano doc Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani – Il presidente del Consiglio dovrebbe adottarne uno, anche per riempire le giornate dei figli in sua assenza”.
E’ esplosa fra i politici, anche di schieramento opposto, la moda di ricorrere ai cani come stratagemma acchiappa-voti e dalle stime pare che si riesca a ottenere un più 5/6% di preferenze, grazie al fatto che ci si mostra animalisti. Ma, avverte Melosi, “accantonando l’ironia, l’esigenza di garantire cure di base agli animali da compagnia dei proprietari in difficoltà economica o in disagio sociale, proposta da molti politici, è reale. Come anche la necessità di eliminare la piaga del randagismo, che in un Paese in agonia finanziaria come il nostro moltiplica la spesa pubblica e i canili lager”.
Sta di fatto che, come conferma l’educatore cinofilo dei ‘vip’, Massimo Perla, “tutti i politici che conosco e che hanno un cane se ne prendono davvero molta cura, da Massimo D’Alema che mi ha chiesto di insegnare al suo Labrador a camminare sulle passerelle per portarlo anche in barca e non lasciarlo a terra, al ministro Dario Franceschini, che ama molto il suo meticcio”. (Adnkronos Salute)
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