Randagismo in apparente flessione ma ancora troppo diffuso; Sud Italia fanalino di coda nelle politiche di prevenzione e a causa di un elevato numero di cani nei canili e di cani e gatti vaganti la cui riproduzione è spesso incontrollata; in lieve calo le adozioni anche per effetto della crisi economica; positivo aumento delle iscrizioni all’anagrafe canina. Questa la fotografia emersa dal nuovo censimento della Lav sul fenomeno del randagismo, a dieci anni dall’ultimo resoconto nazionale pubblicato dal ministero della Salute.
“In Italia i cani randagi sarebbero tra 500mila e 700mila, secondo l’ultima stima diffusa dal Ministero della Salute nel 2012 – spiega Ilaria Innocenti, responsabile Lav Area Animali Familiari – Secondo il dato più recente reso noto lo scorso anno in occasione di un confronto interregionale sul randagismo organizzato dalla Regione Lombardia, nel 2015 in Italia sarebbero stati 131.302 i cani detenuti nei canili, di cui 13.064 in quelli sanitari e 118.238 in quelli rifugio”.
Fatta eccezione per i numeri relativi ai cani iscritti nell’anagrafe degli animali d’affezione, non esistono dati ufficiali aggiornati resi pubblici. Una carenza informativa grave: senza queste informazioni non è possibile fare una analisi e mettere in atto politiche e strategie efficaci per contrastare un fenomeno che causa gravissime sofferenze agli animali e rappresenta un ingente costo per la collettività.
La Lav ha chiesto alle Regioni e alle Province Autonome di indicare quanti cani, dopo essere stati catturati, siano stati restituiti al proprietario, il numero di quelli presenti nei canili rifugio, quante strutture di accoglienza per cani e gatti siano presenti sul loro territorio, il numero delle colonie feline, delle sterilizzazioni effettuate e quello delle adozioni. Tutte le amministrazioni interpellate – fa sapere la Lav – per tale indagine hanno risposto, ad eccezione di Calabria e Campania.
Questi i dati più significativi analizzati dalla Lav.
– Nel 2016 i cani presenti nei canili-rifugio sono diminuiti rispetto al 2006: tenendo conto di Regioni e Province Autonome per le quali ci sono dati ufficiali, il loro numero è diminuito di circa il 26% con -28mila soggetti. Dai 107.000 circa del 2006 si è scesi a 79.000 circa nel 2016.
– Nel 2016 (a parità di Regioni analizzate) aumentano gli ingressi nei canili sanitari: 65.009 contro i 63.632 del 2015. In totale, al netto di Calabria e Campania, gli ingressi dello scorso anno sono stati pari a 81.443.
– Anche se in Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Toscana, Valle d’Aosta e Province Autonome di Trento e di Bolzano il randagismo canino è contenuto e si procede a una maggiore sterilizzazione delle colonie feline, in Puglia, Sicilia, Basilicata e Lazio il numero dei cani randagi è ancora importante.
– Adozioni in flessione nel 2016: hanno trovato una casa 3.048 cani in meno rispetto al 2015. La diminuzione riguarda soprattutto le Regioni del Centro Italia, quella più sensibile si registra in Sardegna. Veneto, Friuli Venezia Giulia, Molise e Puglia sono invece le uniche nelle quali si registra un aumento.
– Cani iscritti in anagrafe: +57% (rispetto al 2006).
– Sterilizzazioni: nel 2016 sono stati sterilizzati soltanto 26.841 cani e 61.021 gatti. Troppo pochi – sottolinea la Lav – per arginare efficacemente il randagismo.
– Stima dei costi: un cane in un canile costa mediamente 1.277,50 euro all’anno che salgono a 8.942,5 euro considerando che il tempo medio di permanenza di un cane in un canile, in assenza di adozioni, è di 7 anni.
“Sono ancora molti gli interventi, soprattutto al Centro-sud, da mettere in atto per il superamento del randagismo, attraverso politiche di sensibilizzazione e di prevenzione e una fattiva collaborazione con le associazioni e i volontari impegnati in questo campo”.
Queste le linee d’intervento indicate dalla Lav da applicare, a livello nazionale e locale, attraverso un Piano Nazionale di prevenzione: raccogliere dati completi e certi da parte di tutte le Regioni; applicare le norme esistenti, spesso disattese o solo in parte applicate; promuovere le sterilizzazioni; incentivare l’iscrizione in anagrafe canina e l’identificazione obbligatoria dei gatti tramite microchip; assicurare la presenza delle associazioni di volontariato nei canili per facilitare le adozioni; predisporre incentivi per chi adotta, sotto forma di detrazioni, riduzione Iva, buoni e rimborsi; adottare il modello di parco-canile; promuovere l’accoglienza degli animali nelle strutture turistiche e nei luoghi pubblici; contrastare il traffico di cuccioli e il commercio ambulante, nei negozi e on-line. (Adnkronos)
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