La foto e la notizia stanno facendo il giro della rete, ma in realtà non c’è nessun cane simbolo di questa tragedia. Tutto nasce da un articolo pubblicato dal Mattino dal titolo “Il cane che veglia sulle macerie”.
Il giornalista, Antonio Pascale, ha utilizzati l’immagine del cane tra le macerie per introdurre un concetto molto più profondo. “Siccome siamo portati a proiettare i nostri sentimenti sugli animali, è naturale pensare che il cane stia vegliando la casa, anche lui affranto per il terremoto e i crolli – scrive Pascale – Che lo sia davvero o non lo sia per niente, non ha importanza, perché foto e momenti come questi sono moltiplicatori di empatia“.
Il giornalista accosta il sentimento che scaturisce in noi davanti ad una tragedia, all’immagine del cane: “drammi come questi mostriamo compassione e attenzione, siamo disposti a sacrificare qualcosa di noi per gli altri, assomigliamo, insomma, un po’ come quel cane, anche noi vicino alla macerie, affranti e sensibili”.
Infine si augura che “fra un po’ di tempo, quando l’attenzione sui fatti di Ischia fisiologicamente sarà scesa, il calore dell’emozione evaporato, potremmo utilizzare ancora questa foto per ricordarci di una cosa: è possibile salvarsi da un terremoto. Si può fare. Non è un’impresa ardua – conclude – Allora, considerato anche l’amore per gli animali, spero che questa foto venga di tanto in tanto tirata fuori e non per ricominciare con lo sguardo patologico e i commenti indignati ma, al contrario, per inaugurare una nuova cultura della fisiologia: sì, perché noi tutti, abbiamo bisogno di emozionarci, ma non solo dopo a danno fatto, ma prima, quando c’è da costruire case a prova di terremoto”.
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