“C i risiamo. Dopo gli europei in Ucraina, ancora una volta un evento sportivo viene usato a pretesto per condurre una feroce campagna di sterminio nei confronti dei randagi”. Questo il commento del direttore scientifico dell’Ente Nazionale Protezione Animali, Ilaria Ferri, alla notizia secondo cui l’approssimarsi delle olimpiadi invernali, avrebbe spinto le autorità di Sochi a risolvere il problema randagismo ricorrendo a una soluzione estrema e cruenta: l’uccisione di massa.
“Tutto questo non ha nulla a che vedere con lo spirito di pace e fratellanza che dovrebbe contraddistinguere i giochi olimpici – aggiunge Ferri – E’ intollerabile che per dare una parvenza di ordine e di efficienza venga scatenata una vera e propria guerra senza quartiere contro altri esseri viventi, inermi e indifesi. Così come è inaccettabile che le Olimpiadi invernali possano diventare il pretesto per catturare animali liberi e condannarli ad una vita da reclusi all’interno di un delfinario. Tra l’altro, vorrei ricordare che proprio la Russia è uno dei Paesi acquirenti dei delfini catturati nella baia Taiji, in Giappone”.
Infatti, a fare le spese dello “spirito olimpico” delle autorità russe, non sono solo i randagi, ma anche due orche catturate nei giorni scorsi e che, insieme ai delfini, saranno destinate ad essere detenute in un acquario per essere esibite al pubblico proprio in occasione dei Giochi Invernali. Inoltre, secondo quanto reso noto da fonti di stampa anche un delfino in cattività sarà coinvolto nella cerimonia olimpica.
“Nulla al mondo, neanche il business milionario legato ad un evento sportivo può e deve giustificare atti di sopraffazione nei confronti degli animali – conclude – Ci appelliamo al Governo italiano e al Coni affinché manifestino il disappunto e la contrarietà della nostra opinione pubblica per quanto sta accadendo nella località del Caucaso”.
L’invito agli italiani invece, è a non recarsi a Sochi e a non guardare in televisione le gare olimpiche e a manifestare all’Ambasciatore della Russia il loro sdegno. “Questi, forse, sono alcuni dei modi migliori per esercitare pressione su chi vorrebbe arricchirsi calpestando i diritti degli animali”.
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