Contro lo sfruttamento degli animali nell’accattonaggio parte da Milano la protesta dei cittadini, stanchi di vedere cuccioli malati e sofferenti sfruttati da individui e organizzazioni senza scrupoli.
“E’ ora di agire con decisione per contrastare questa grave forma di degrado” ha detto l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente e portavoce della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, che ieri mattina era a piazza Cordusio insieme al presidente della Lega antivivisezione (Leal), Gian Marco Prampolini, al consigliere comunale di Milano Gianluca Comazzi (FI), e al presidente di Samu Italia onlus Paolo Galletto, per illustrare le prime iniziative della nuova campagna “Non sono un oggetto da sfruttare”.
Una petizione popolare contro la pratica dell’accattonaggio con gli animali ed un servizio di pronto soccorso veterinario sperimentale, che si intende estendere a livello nazionale, pensato per intervenire in tutti i casi in cui i cittadini segnalino lo sfruttamento di animali nell’accattonaggio, per verificarne le condizioni ed eventualmente effettuarne il sequestro con le guardie zoofile, come avvenuto tempo fa a Mestre. Ma Il “pronto intervento” della Federazione è destinato anche ai randagi e gli animali con proprietari in condizioni di disagio economico o sociale.
La petizione chiede sostanzialmente di modificare il Regolamento comunale di tutela degli animali per “prevedere il sequestro amministrativo di tutti gli animali comunque utilizzati durante la pratica dell’accattonaggio”, escludendo dall’applicazione di questa misura solo “gli animali regolarmente detenuti dalla persona priva di fissa dimora, che non li sfrutta”.
“Il caso dello sfruttatore – sottolineano – va nettamente distinto da quello della persona alla quale la condizione di “senza fissa dimora” non impedisce di accudire il proprio animale”.
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