Si è scatenata una bufera sul sindaco di Viggiù, un paesino in provincia di Varese, dopo che la prima cittadina ha emesso un’ordininanza che, tra le altre cose, vieta l’ingresso dei cani nei parchi cittadini in cui sono presenti i giochi per i bambini.
Alla base della decisione della sindaca ci sarebbero dei precedenti importanti: “Negli ultimi tempi è emerso un crescente disagio da parte dei cittadini – si legge nella delibera di giunta – determinato da un lato, dalla noncuranza con la quale sovente le deiezioni dei cani vengono lasciate dai loro detentori sul suolo pubblico e, dall’altro, dalla maggior presenza di cani che, se non accompagnati con un comportamento civile e responsabile dei loro conduttori, pregiudica la vivibilità delle aree pubbliche”.
Reiterate segnalazioni di deiezioni abbandonate e minzioni sui giochi dei bambini hanno quindi costretto la sindaca a chiudere i parchi cittadini. Non solo. L’ordinanza prevede anche il divieto di “condurre i cani al guinzaglio dalla bicicletta e di lasciarli liberi sul territorio comunale”. E obbliga i proprietari a “munirsi di idonea attrezzatura per la pulizia e raccolta delle deiezioni, di museruola, di non far avvicinare i cani ai giochi dei bambini” e di impedire ai cani di fare pipì sugli edifici pubblici e gli arredi urbani.
Dura la replica della sezione locale della Lega del Cane, che non condivide la scelta estrema dell’amministrazione e che in una lettera cita i precedenti giuridici in materia.
“L’ordinanza che prevede l’obbligo di condurre i cani al guinzaglio nel territorio comunale e di vietare di legare il guinzaglio dell’animale alla bicicletta, nonché di munirsi di idonei strumenti per la raccolta delle deiezioni – scrivono – è sicuramente legittima, ma prevede situazioni già dettate dalle norme nazionali che basterebbe far rispettare”.
Diverso il discorso per la parte che riguarda la regolamentazione dell’ingresso dei cani nei parchi pubblici, “che non può accogliere le medesime considerazioni – spiega l’avvocato Elisa Scarpino – Il Tribunale Amministrativo Regionale, infatti, espressosi in materia, ha più volte ribadito come il provvedimento di divieto assoluto di accesso incondizionato ai cani in tutte le aree verdi sia sproporzionato rispetto agli altri interessi tutelati ed eccessivamente limitativo della libertà di circolazione delle persone”.
Poco importerebbe quindi in quanti parchi del paese si vieti l’accesso ai cani e la tipologia (giadini, parchetti o parchi pubblici), se l’ordinanza venisse impugnata dai cittadini, visti i precedenti, avrebbe molte probabilità di essere accolta. Il problema vero, secondo Lndc Varese, sarebbe anche un’altro e di non poco conto e riguarda il messaggio che con provvedimenti del genere si fa passare. “Il problema delle deiezioni non raccolte o quello degli animali liberi può essere risolto per il tramite di maggiori controlli dalle autorità locali, applicando maggiori sanzioni oppure, in via preventiva, favorendo attività divulgative che promuovano il rispetto e l’educazione dei proprietari. Tutte attività che rientrano nei poteri della Pubblica Amministrazione”.
attività che l’amministrazione di Viggiù avrebbe già messo in atto, ma con scarsi risultati. Da qui l’estrema decisione di destinare ai cani un’apposita area verde, vietando l’accesso alle altre.
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