Povodog, il canile della speranza a Sochi

Sono iniziate tre giorni fa le Olimpiadi Invernali 2014 con una cerimonia di apertura definita dalla nostra stampa un po’ ‘fredda’ e lontana dal sentire italiano. Le polemiche che si stagliano dietro la manifestazione sportiva sono ben note: non solo le discriminazioni omofobe (cui anche Google con il suo Doodle arcobaleno di venerdì ha fatto – delicatamente – riferimento), ma anche lo sterminio dei cani randagi che vagano in città, che ricorda quello perpetrato a Pechino nel 2008 e durante gli Europei di calcio in Ucraina nel 2012.

Certo, il problema c’era, ed era reale. Indubbia anche la pericolosità di tanti cani randagi che vagavano nelle strade che da lì a breve si sarebbero popolate di turisti. Le autorità locali dovevano intervenire in qualche modo, ma ahinoi è stata scelta la via della crudeltà e dello sterminio.

Forse affrontando il problema così a ridosso dell’apertura dei Giochi, la soluzione dell’avvelenamento da parte di un’impresa di disinfestazione ingaggiata dal Governo risultava la più veloce ed efficace. Ma se il problema fosse stato affrontato con un po’ di anticipo e di organizzazione si sarebbero evitate le maniere forti.

“Lunedì ci hanno detto che avremmo avuto tempo fino al Giovedi per chiudere in casa tutti i cani che bazzicavano per il Villaggio Olimpico o li avrebbero ammazzati. Ho visto come lo fanno: gli sparano dardi avvelenati che li inducano ad un lento soffocamento. E’ atroce”.

Dal New York Times, la terribile testimonianza di Olga Melnikova, attivista animalista e coordinatrice delle attività di recupero a Sochi che insieme a tanti altri volontari si è data da fare come ha potuto: girando il villaggio olimpico con un golf-cart, raccogliendo gli animali e portandoli al rifugio chiamato POVODOG (da Povodok che in russo significa guinzaglio) che accoglie un’ottantina fra cani e cuccioli.

Il problema è il modo in cui è stata affrontata questa emergenza dalle autorità, dalla ‘accogliente’ Russia e dal suo presidente che non perde occasione di farsi riprendere insieme ai suo nero levriero.

“La realtà è che il randagismo non è mai stata una priorità, sarebbe stato piuttosto necessario un programma di sterilizzazione e di sensibilizzazione della popolazione russa verso la tematica dell’abbandono – afferma Dina Filippova, un’avvocato di Sochi –  Non dò la colpa ai giochi Olimpici. In Russia puoi comprare o adottare un cane, poi abbandonarlo, e non venire punito in alcun modo. Non c’è inoltre nessun obbligo per legge a sterilizzare gli animali da compagnia”.

federica@vanitypets.it