Erano tantissimi, vestiti dei colori della propria nazionale, sorridenti, concentrati, felici di vivere questa esperienza umana e sportiva: sono i conduttori e i cani di questo mondiale di Agility Dog firmato per la prima volta Italia.
Nel weekend un branco di atleti a due e quattro zampe ha travolto Lignano Sabbiadoro con una carica di energia, agonismo, spirito internazionale. Dal Giappone, all’Australia, dal Venezuela, alla Germania: ognuno con il proprio team, con la propria storia, con la propria motivazione, a cimentarsi in una gara internazionale e ad altissimo livello.
“Il viaggio è effettivamente molto lungo e stressante per il cane. Anche se a dir la verità la maggior parte di loro è abituata a grandi spostamenti. Conoscono la situazione e sono preparati, sono cani bravissimi lungo tutto il tragitto – ha raccontato un’atleta californiana – In ogni caso, non appena arrivati in Europa dopo tutte quelle ore di volo, diamo al cane qualche giorno di tregua per riposarsi, ambientarsi e recuperare uno stato psico-fisico ideale. Dopodiché ricominciamo con gli allenamenti pre-gara”.
L’unica nazionale che non gareggia con i propri cani è l’Australia, a causa della lunga quarantena resa obbligatoria dalla policy governativa del trasporto di animali. E dunque? È presto detto, i conduttori scendono in campo con cani ‘in prestito’.
“Solitamente si arriva in Europa almeno una settimana prima per incontrare il cane col quale gareggeremo. Il tempo a disposizione per creare un feeling sportivo è davvero troppo poco, tuttavia per ottimizzare il tempo la gran parte delle informazioni vengono condivise prima, anche se in differita, attraverso dei video”.
In questo modo il conduttore conosce il cane, mentre il padrone del quattro zampe (che per qualche giorno porterà i colori di un’altra bandiera) avrà modo di vedere e di capire come si allena l’atleta. Uno scambio a distanza che permette a entrambe le parti di venire a conoscenza di molte informazioni preziose per instaurare un ottimo feeling sul campo.
“Quest’anno nel Team australiano abbiamo due cani italiani – che ci sono stati assegnati grazie agli organizzatori dei Mondiali – e altri sei che invece arrivano o dall’America o dal Regno Unito: io preferisco gareggiare con cani che conoscono già i comandi nella mia stessa lingua, così non devo anche imparare parole diverse da quelle cui sono abituata”.
federica@vanitypets.it
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