Un Paese che ama gli animali, ma che nonostante ciò risulta pigro e poco attento alla loro gestione, e ancora molto indietro nell’effettiva tutela e nei servizi offerti ai cittadini e ai loro compagni a quattro zampe. È quanto emerge dalla terza edizione “Rapporto Animali in Città”, l’indagine di Legambiente dedicata ai servizi e alle attività dei Comuni capoluogo di provincia per la tutela e la gestione degli animali.
Un questionario col quale si è cercato di indagare quanto pet-friendly sono le amministrazioni comunali italiane di grande, media e piccola dimensione. E come spesso accade nel nostro Paese, il divario fra un’esigenza reale e i servizi effettivamente offerti, è enorme. Le migliori città raggiungono a malapena la sufficienza (60 punti su 100) in un settore che, invece, dovrebbe ottenere punteggi ben più alti considerata la grande presenza di amici a quattro zampe in città.
Innanzitutto, dall’indagine emerge che solo il 72% dei Comuni conosce il numero dei cani presenti sul territorio: un dato in possesso delle ASL, ad eccezione dell’Emilia Romagna e del Friuli Venezia Giulia dove sono i comuni che direttamente curano l’anagrafe canina, strumento fondamentale per combattere il randagismo. Ma è nel merito del dato che emerge il dramma: in media ai comuni risulta un cane ogni 25-30 cittadini residenti, cifra palesemente irrealistica anche se solo confrontata con la media nazionale (un cane ogni 9 cittadini) e che dimostra la totale assenza di attenzione data dagli uffici al valore e alla coerenza di quanto registrato.
Per quanto riguarda le strutture e i luoghi dedicati ai servizi agli animali d’affezione (come canili, colonie, pensioni, campi di educazione e addestramento, allevamenti, aree urbane per cani), il 60% delle amministrazioni ha risposto positivamente, con migliori performance nelle medie città (72%). Sicuramente mancano sufficienti spazi aperti dove portare quotidianamente a spasso i propri amici a quattro zampe: dall’indagine è emerso che solo un comune su due (il 52%) li ha realizzati e in media è presente uno spazio dedicato ogni 28.837 cittadini.
Alla domanda se nel bilancio comunale è previsto uno specifico capitolo di spesa ha risposto positivamente l’83% dei Comuni. Dalle risposte date è emerso che la spesa media dichiarata in questo ambito è di 2,87 euro/residente, con grandi differenze per le tre categorie di città e con costi molto diversi per le tasche dei cittadini italiani e – ad esempio come accade a Matera, Grosseto e Roma – non correlati ad una maggiore qualità del servizio offerto.
Dati poco positivi arrivano dai regolamenti che consentono l’accesso negli uffici e/o locali aperti al pubblico, solo il 47% dei comuni ha infatti risposto di aver adottato tali provvedimenti. Le più attente sono le grandi città (il 77%), contro il 55% delle città medie e il 26% delle piccole città.
Situazione poco felice anche per chi ama portare gli amici a quattro zampe al mare e/o al lago. Tra i comuni costieri che hanno risposto al questionario, solo il 34% ha adottato un regolamento o un’ordinanza sindacale per l’accesso degli animali alla spiaggia.
“In Italia – spiega Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente – sono milioni le famiglie che hanno animali da compagnia in casa. Una tendenza in crescita che sottolinea la necessità di ripensare e arricchire i centri urbani garantendo servizi e strutture di qualità ai cittadini e ai loro amici a quattro zampe. Per realizzare ciò è indispensabile l’impegno delle amministrazioni per quanto riguarda una buona conoscenza della presenza e distribuzione di questi nuovi “abitanti”. A questo riguardo il Rapporto Animali in Città offre una accurata fotografia dei punti critici su cui lavorare per migliorare le nostre città attraverso l’impegno congiunto di amministrazioni e cittadini”.
Nella Penisola le città che nel complesso si impegnano maggiormente per gli animali d’affezione sono le città medie che, nella classifica finale dell’indagine di Legambiente, superano la sufficienza come Prato, prima in graduatoria, seguita da Bolzano e Modena. Le grandi e le piccole città, invece, arrancano.
“Il quadro che emerge dal Rapporto – dichiara Antonino Morabito, responsabile nazionale Fauna e Benessere animale – mostra tutta l’urgenza, anche economica, di un totale cambio di strategia tra i diversi attori responsabili: Amministrazioni comunali, Regioni e Governo. Una città pet-friendly non è un sogno impossibile da realizzare, ma è fondamentale che le Istituzioni diano assoluta priorità ad anagrafe e sterilizzazione. Nel contempo non è possibile trascurare oltre l’attivazione di efficaci e regolari controlli e sanzioni per il funzionamento delle regole di civile convivenza in città”.
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